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temente ancor più allontanata dallo scopo di diventare una scienza, secondo questo significato1.

Se noi potessimo rappresentarci tutte le trasformazioni del mondo materiale ridotte ad un movimento di atomi sui quali agisce la loro costante forza centrale, l’universo sarebbe scientificamente conosciuto. Lo stato del mondo durante una differenziale di tempo apparirebbe come immediato effetto del suo stato durante la differenziale precedente, e causa immediata del suo stato durante la seguente. Regola ed accidente non sarebbero che nomi diversi della necessità meccanica. Si può anzi pensare un grado della conoscenza della natura in cui tutto il processo del mondo sarebbe rappresentato per mezzo di una formola matematica, per mezzo di un immenso sistema di simultanee equazioni differenziali, dalle quali posizione direzione e velocità di ogni atomo dell’universo risulterebbero appartenenti ad ogni tempo. Una intelligenza» dice Laplace «la quale in un dato momento conoscesse tutte le forze che avvivano la natura e i reciproci rapporti delle entità di cui essa consta, quando tale intelligenza fosse abbastanza vasta da saper sottoporre all’analisi questi rapporti, comprenderebbe nella stessa formola i movimenti dei più grandi corpi celesti e dei minimi atomi; nulla sarebbe incerto per essa, futuro e passato non sarebbero per il suo sguardo altro che presente. Lo spirito umano offre, nella perfezione che ha saputo

E. Du Bois-Reymond - Sui confini della scienza 2