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sentazioni «l’idea della creazione nel suo vecchio e vero significato cristiano». D’altra parte il sig. Weber si crede in possesso di informazioni sulla materia e la forza, alle quali noi da parte nostra, a dir il vero, non crediamo.

Mi rallegro sentendo che nella condanna della falsa filosofia della natura egli è d’accordo con me; devo tuttavia rispondere affermativamente alla sua domanda se io dopo la sua presente dimostrazione avrò ancora il coraggio di sostenere che il suo pensiero si manifesta in forme simili a quelle della grande mistificazione di Schelling. Il sig. Weber può con altre osservazioni fabbricare altri castelli in aria che quella falsa filosofia della natura. Ma una frase come questa, che contiene la quintessenza del suo sapere: «Si dovrà pensare che nel momento in cui le potenze immanenti al principio della natura nella sua originaria forma d’esistenza, furono chiamate alle due attuali forze viventi della ricettività e della reattività, il principio stesso (per mezzo d’un processo di disgiunzione) si separò in parti reali», con cui si spiega «lo svilupparsi dell’atomo dall’originario principio della natura non ancora atomizzato ma capace di costituirsi in atomi» (P. 198-200); una tale frase si muove, ho ancora il coraggio di sostenerlo, secondo forme di ragionamento affatto simili a quelle della deplorabile aberrazione dello spirito tedesco.


Berlino, dall’Istituto fisiologico dell’Università

Marzo 1891.

L’AUTORE