[St. 23-26] |
libro iii. canto vi |
89 |
E Daniforte, che sentì il stramaccio,
Presto se volta, e stracco non par più,
Dicendo: Cristïan, di questo laccio
Ove èi caduto, non uscirai tu.
Or Bradamante col sinistro braccio
Pinse il ronzon da lato, e levò su,
E forte crida: Falso saracino,
Ancor non m’hai legata al tuo domìno.
Pur Daniforte de intorno la agira,1
E de improviso spesso la assalisse;
Or mostra de assalirla, e se ritira,
Ed a tal modo il falso la ferisse.
La dama gionta a l’ultimo se mira,
E tacita parlando fra sè disse:
Io spargo il sangue e l’anima se parte,
Se io non colgo costui con la sua arte.
Così con sieco tacita parlava,
Mostrandosi ne gli atti sbigotita,
Nè molta finzïon gli bisognava,2
Però che in molte parte era ferita,
E il sangue sopra l’arme rosseggiava.
Or, mostrando cadere alla finita,
Andar se lascia e in tal modo se porta,
Che giuraria ciascun che fusse morta.
E quel malicïoso ben se mosse,
Ma de smontare a terra non se attenta,3
E prima con la lancia la percosse
Per veder se de vita fusse ispenta;
La dama lo sofferse e non se mosse,
E quello smonta e lega la iumenta;
Ma come Bradamante in terra il vede,
Non par più morta e fu subito in piede.
- ↑ T. la gira.
- ↑ T. fiction; Mr. finction.
- ↑ Mr. desmontare; P. dìsmontare.