[St. 43-46] |
libro iii. canto v |
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Essa poi cominciò: Deh bel segnore!
Piacciavi compiacermi solo in questo,
Se a dama alcuna mai portasti amore,1
Ch’io veda il vostro viso manifesto.
Così parlando odirno un gran rumore;
Disse Rugiero: Ah Dio! Che serà questo?
Presto se volta e vede gente armata,
Che vien correndo a lor per quella strata.
Questi era Pinadoro e Martasino,
Daniforte e Mordante e Barigano,
Che avean posto uno aguato in quel confino,
Per pigliar quei che in rotta se ne vano.
Come gli vidde il franco paladino,
Verso di lor parlando alciò la mano,
E disse: Stati saldi in su il sentiero!
Non passati più avanti! Io son Rugiero.
In ver da la più parte e’ non fu inteso,
Perchè cridando uscia de la foresta.
E Martasin, che sempre è de ira acceso,2
Subito gionse e parve una tempesta.
A Bradamante se ne va disteso,
E ferilla aspramente nella testa;3
Non avea elmo la meschina dama,
Ma sol guardando al celo aiuto chiama.
Alciando il scudo il capo se coperse,
Chè non volse fuggir la dama vaga.
Re Martasino a quel colpo lo aperse,
E fece in cima al capo una gran piaga.
Già Bradamante lo animo non perse,
E riscaldata a guisa d’una draga
Ferisce a Martasin di tutta possa;
Ma Rugier gionse anch’esso alla riscossa.
- ↑ Mr. alcuno.
- ↑ P. omm. E.
- ↑ P. Ferilla asperamente.