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orlando innamorato |
[St. 55-58] |
Se alcun de voi, disse egli, adora Cristo,
Fermesi un poco e intenda quel ch’io parlo,
Chè annunzio gli darò dolente e tristo:
Sconfitto al tutto è il campo del re Carlo.
Ciò ch’io vi dico, con questi occhi ho visto;
Onde, se alcun volesse seguitarlo,
A far lunga dimora non bisogna,
Chè alle confine è forse di Guascogna.
Quando la dama intese così dire,
Dal fren per doglia abandonò la mano,
E tutta in faccia se ebbe a scolorire,
Dicendo a Rodamonte: Bel germano,
Questo che io chiedo, non me lo disdire:1
Lascia che io segua il mio segnor soprano,
Tanto che a quello io me ritrovi apresso,
Chè il mio volere è di morir con esso.
Diceva Rodamonte borbottando:
A risponderti presto, io nol vo’ fare.
Io stava alla battaglia con Orlando:
Tu te togliesti tal rogna a grattare.
Di qua non andarai mai, se non quando
Io stia così che io nol possa vetare:
Onde, se vôi che ’l tuo partir sia corto,
Fa che me getti in questo prato morto.
Quando Rugier cotal parlare intese,
Di prender questa zuffa ebbe gran voglia,
E Rodamonte in tal modo riprese
Dicendo: Esser non può ch’io non me doglia,
Se io trovo gentil omo discortese,
Però che bene è un ramo senza foglia,
Fiume senza onda e casa senza via
La gentilezza senza cortesia.
- ↑ P. omm. io.