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orlando innamorato |
[St. 47-50] |
Tra’ Cristïani sol Danese Ogiero
Fe’ gran prodezze, la persona degna,
Chè di quel stormo periglioso e fiero
Riportò salva la reale insegna.
Preso rimase il marchese Oliviero,
Ottone ancor, che tra gli Anglesi regna;
Re Desiderio e lo re Salamone,
Duca Ricardo fo sieco pregione.
De gli altri che fôr presi e che fôr morti,
Non se potria contar la quantitate,
Cotanti campïon valenti e forti
Fôr presi, o posti al taglio de le spate.
Chi contarebbe e’ pianti e’ disconforti,
Che a Parigi eran dentro alla cittate?
Ciascadun crede e dice lacrimando
Che gli è morto Ranaldo e il conte Orlando.
Fanciulli e vecchi e dame tutte quante
La notte fier’ la guardia a’ muri intorno;
Ma de Parigi più non dico avante.
Torno a Rugiero, il giovanetto adorno,
Qual gionse al loco dove Bradamante
La gran battaglia avea fatta quel giorno
Con Rodamonte, come io vi contai;
Non scio se vi ricorda ove io lasciai.1
Nel libro che più giorni è già compito,
Narrai questa gran zuffa, e come il conte
Rimaso era de un colpo tramortito,
Quando percosso fo da Rodamonte;
E come stando ad extremo partito,2
Quella donzella, fior di Chiaramonte,
Io dico Bradamante la signora,
Fece la zuffa che io contava alora.
- ↑ P. se ’l vi.
- ↑ P. a l’estremo.