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orlando innamorato |
[St. 55-58] |
E già le poppe voglion rivoltare,
Tirando con le corde alte le antene.
Eccoti lo orco, che nel poggio appare,
E verso il mare a corso se ne viene;
Ben vi so dir che ogniom si dà che fare,
Chè la più parte alor morta se tiene;
Ciascun de’ marinari era parone
A tirar presto e volgere il temone.
Pur giù vien lo orco e verso il mar se calla.
La barba a sangue se gli vedea piovere,
Un gran pezzo de monte ha in su la spalla,
Che dentro vi eran pruni e sterpi e rovere;
Legier lo porta lui come una galla,
Nè cento boi l’avrian potuto movere.
Correndo vien la orrenda creatura:
Già dentro al mare è sino alla cintura.
E tanto passa, che va come il buffolo,
Che il muso ha fuori e i piedi in su la sabbia;
Movere odendo e remi al suon del zuffolo,
Trasse là verso il monte con gran rabbia.
Gionsine presso; e l’onda diè tal tuffolo,1
Che saltar fece l’acqua in su la gabbia;
Ma, se più avanti un poco avesse agionto,
Sfondava il legno e li omini ad un ponto.
Se e’ marinari alora ebber spavento,
Non credo che bisogni racontare,
Chè qual di loro avea più de ardimento,
Nascoso è alla carena, e non appare.
Ora levosse da levante il vento,
L’onda risuona e grosso viene il mare;
Già rotto il celo e l’acqua insieme han guerra:
Più non se vede lo orco, nè la terra.2
- ↑ P. Gionsevi.
- ↑ T. orco nella.