[St. 11-14] |
libro iii. canto iii |
39 |
Da l’altra parte Orrilo ed Aquilante
Ripresa insieme avean cruda battaglia,1
Quale era pur come l’altre davante.
Non giovano al pagan piastre nè maglia,2
Chè in pezzi vanno a terra tutte quante.
Ecco il gionge alla spalla e quella taglia,
Credendo darli a quella volta il spaccio,
La spalla via tagliò con tutto il braccio.
Va il braccio dritto a terra col bastone:
Non sta queto Aquilante, il sire arguto,
Chè ben sapea di sua condizïone;
Veggendol morto, non l’avria creduto.
Da l’altro lato mena un roversone,
E monca il manco braccio e tutto ’l scuto;
Poi salta dell’arcione in molta fretta,
Prende le braccia e quelle al fiume getta.
Nel fiume le scagliò da mezo miglio:3
Grande in quel loco è il Nilo, e sembra un mare.4
Disse Aquilante: Or va, ch’io non te piglio,
E fami al peggio ormai che mi pôi fare.5
La mosca mal te cacciarai dal ciglio,
E potrai peggio e gambari mondare,
Malvaggio truffator, che con tuo incanto
M’hai retenuto in tal travaglia tanto.
Voltosse Orilo e parve una saetta,
Tanto correndo va veloce e chiuso,
E da la ripa nel fiume se gietta:
Col capo innanti se ne andò là giuso.
Corse Aquilante a Grifon che lo aspetta,
Che il cocodrilo avea preso nel muso;
Non bisognava che indugiasse un anno,
Chè là stava il germano in grande affanno.
- ↑ Mr. e P. avean insiem.
- ↑ P. piastra.
- ↑ Mr. fiume se.
- ↑ P. Nilo: assembra.
- ↑ Mr. fami el; P. fammi il.