[St. 11-14] |
libro iii. canto ii |
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Ma l’altra da levante, ove era entrato
Il cavallier, se chiuse tutta quanta.
La dama disse a lui: Baron pregiato,
Uscir de quindi alcun mai non se vanta,
Se la biada che vedi in ogni lato,
Prima non tagli, e se la verde pianta
Qual vedi in mezo a quel campo felice,
Prima non schianti in fin dalla radice.
E Mandricardo senza altro pensare
Entrò nel campo con la spada in mano,
E, cominciando la biada a tagliare,
Lo incanto apparve ben palese e piano;
Chè ogni granetto se ebbe a tramutare
In diverso animale orrendo e strano,
Or leonza, or pantera, ora alicorno:1
Al baron tutti se aventarno intorno.
Come cadeva il grano in su la terra,2
In diverso animal se tramutava;3
Per tutto intorno Mandricardo serra,
E sua prodezza poco gli giovava,
Chè non se vidde mai sì strana guerra.
La folta sempre più multiplicava
De lupi, de leoni e porci ed orsi:4
Qual con graffi lo assalta, e qual con morsi.
Durando aspra et crudel quella contesa
Quasi era posto il cavalliero al basso,
E restava perdente de la impresa,
Tanto era de le fiere il gran fraccasso;
Nè potendo più quasi aver diffesa,
Chinosse a terra e prese in mano un sasso.
Quel sasso era fatato; e non sapea
Già Mandricardo la virtù che avea.5
- ↑ P. unicorno.
- ↑ P. omm. in.
- ↑ Mr. transmutava; P. trasmutava.
- ↑ P. porci ed orsi.
- ↑ P. Mand. che virtute aven.