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orlando innamorato |
[St. 59-62] |
Entrò cridando quel dismisurato:
Parean tremar le mura alla sua voce;1
De una spoglia di serpe ha il busto armato,
Che spata o lancia ponto non vi noce.
Portava in mano un gran baston ferrato
Con la catena il malandrin feroce;
In capo avea di ferro un bacinetto,
Nera la barba e grande a mezo il petto.
Quando egli entrava ne la loggia aponto,
Tratto avea Mandricardo il brando apena;
Nè stette a calcular la posta, o il conto,
Ma nel primo arivare assalta e mena,
Ed ebbe nella cima il baston gionto,
E via tagliò di netto la catena.
Ricopra il colpo e tira un manroverso,
E tagliò tutto il scudo per traverso.
Per questo colpo il gigante adirato
Menò del suo baston, che a due man prese;
E il cavallier de un salto andò da lato,2
E ben de gioco a quella posta rese;
A ponto gionse dove avea segnato,
Sotto al ginocchio, al fondo de lo arnese,
E spezzò quello e le calcie di maglia,
Sì che le gambe ad un colpo gli taglia.
Quel cade a terra. A voi lascio pensare
Se le donzelle ne menavon festa.3
Più Mandricardo nol volse toccare,
Onde un sergente li partì la testa.
Fuor del palagio il fecer trasinare,4
E longi il sepellirno alla foresta;
Le gambe gettâr sieco in quella fossa:
Di lui più mai non si parlò da possa.
- ↑ Mr. Facean; P. Facea.
- ↑ T., Mr. e P. a lato.
- ↑ Mr. e P. meavan.
- ↑ P. fece.