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orlando innamorato |
[St. 51-54] |
Perchè un ladron, che Dio lo maledica!
Quale è gigante e nome ha Malapresa,1
Alla donzella, come sua nemica,
Fa gran danno ed oltraggio ed ogni offesa;
Onde non pigliarai questa fatica,
Chè converresti sieco aver contesa,
Nè a te bisogna più briga cercare,
Perchè domane avrai troppo che fare.
Rispose Mandricardo: In fede mia,
Tutto è perduto il tempo che ne avanza,
Se in amor non si spende, o in cortesia,
O nel mostrare in arme sua possanza;
Onde io ti prego per cavalleria
Che me conduci dentro a quella stanza
Qual m’hai contata; e farem male, o bene,
Se Malapresa ad oltraggiar ce viene.
Per compiacere adunque al cavalliero,
La damigella se pose a camino.
Lei era a palafreno, esso a destriero,
Sì che in poca ora gionsero al giardino
Ove è posto il palagio del verziero,
Qual lustreggiava tutto quel confino;
Cotanti lumi accesi avea de intorno,
Che si cerniva come fusse il giorno.
Sopra alla porta del palagio altano
Era un verone adorno a meraviglia,
Ove si stava giorno e notte un nano,
Che di far guarda molto se assotiglia.
Come suonato ha il corno, a mano a mano
Corre de intorno tutta la famiglia,
E, se egli è Malapresa, il rio ladrone,
Saette e sassi tran da ogni balcone.
- ↑ Malepresa, e così più sotto.