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xvi | prefazione |
data la fedeltà dei trascrittori nel riprodurre il testo che avevano innanzi agli occhi, come mai ci possano essere errori comumi ad Ml ed Mr, e non a T, o comuni ad Ml e T, e non ad Mr: meno ancora si spiega come mai ora Mr accetti una lezione di Ml contro T, ed ora T una di Ml contro Mr.
Per ispiegar questo, conviene ammettere che Y porti, per dir cosi, in se stesso le ragioni di codesta contaminazione, e in tal caso Y non può essere che un testo ritoccato dal Boiardo. È noto infatti che il poeta passava le sue scritture agli amanuensi, i quali le ricopiavano in pulito1; che aveva l’abitudine di correggere talvolta i propri scritti anche dopo averli fatti ricopiare2; che la sua scrittura era, per confessione stessa di lui3, difficile da leggere, e che infine ei disegnava appunto negli ultimi anni di pubblicar nuovamente il poema dedicandolo, come si è detto, ad Isabella4. Di queste correzioni o ritocchi, fatti, poniamo, non del tutto accuratamente, scritti colla calligrafia poco chiara del poeta, e collocati sui margini, tra verso e verso, su pezzetti di carta intercalati ai fogli, i copisti ora tennero conto, ed ora no: di qui l’accordo di Mr ora col testo primitivo,
- ↑ Vedi Bertoni, La Biblioteca estense e la cultura ferrarese ai tempi del duca Ercole I ecc., Torino. Loescher, 1903, p. 27.
- ↑ Di qui la duplice lezione di alcuni versi del Canzoniere. Cfr. l’edizione del compianto Solerti in questa stessa Collezione, p. XVI della Pref.
- ↑ Vedi la lett. LXII nel voi. di Studi ecc., p. 404.
- ↑ Cfr. l’articolo del Luzio, Isabella d’Este e l'O. I. nei ricordati Studi, p. 151.