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orlando innamorato |
[St. 39-42] |
Il nano allora sacramenta e giura
Che non è a questa impresa incantamento.1
— Oh! disse il conte, e chi me ne assicura?
Tanto credetti già, che io me ne pento.
Lo augel ch’esce dal laccio, ha poi paura
De ogni fraschetta che se move al vento;
Ed io gabbato fui cotanto spesso,
Che, non che altrui, ma non credo a me stesso.
Disse Rugier: Non è solo un parere,
E ciascun loda la sua opinïone.
Direbbe altrui che fosser da temere
L’opre de’ spirti e queste fatagione;
Ma se il bon cavallier fa el suo dovere,
Non dee ritrarse per condizïone
Di cosa alcuna; ogni strana ventura
Provar se deve, e non aver paura.
Menami, o nano, e nel mare e nel foco,
E se per l’aria me mostri a volare,
Verrò tieco a ogni impresa, in ogni loco:
Che io mi spaventi mai, non dubitare.
Gradasso e ’l conte se arrossirno un poco
Odendo in cotal modo ragionare;
E Brandimarte al nano prese a dire:
Camina avanti, ogniom ti vol seguire.
Il nano aveva un palafreno amblante:
Via se ne va per la campagna piana.
Dicea Gradasso verso il sir de Anglante:
Se questa impresa fia sublime e strana,
E per sorte mi tocca il gire avante,2
Io voglio adoperar tua Durindana,
Anci pur mia, però che il re Carlone
Me la promisse, essendo mio pregione.
- ↑ Mr. non ne a; P. non v’è.
- ↑ Mr. e P. tocca.