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[St. 27-30] libro iii. canto vii 105

         Perchè ne l’aria cento passi o piue
     L’avia portato quella bestia vana.
     Il baron spesso riguardava in giue,
     Ma a scender gli parea la scala strana.1
     Quando così bon pezzo andato fue
     E ritrovosse sopra alla fiumana,
     Cader si lascia la incantata bestia;
     Nel fiume se atuffò senza molestia.

         Così Gradasso al fondo se atuffoe,
     E ’l gran caval natando a sommo venne,
     Poi per la selva via si deleguoe
     Sì ratto come avesse a’ piè le penne.
     Ma il cavallier, che a l’acqua si trovoe,
     Subito un altro nel suo cor divenne;
     Scordando tutte le passate cose,
     Con le Naiàde a festeggiar se pose.

         A suon de trombe quivi se trescava
     Zoiosa danza, che di qua non se usa:
     Nel contrapasso l’un l’altro baciava,
     Nè se potea tener la bocca chiusa.
     A cotale atto se dimenticava
     Ciascun se stesso; ed io faccio la scusa,
     E credo che un bel baso a bocca aperta
     Per la dolcezza ogni anima converta.

         In cotal festa facevan dimora
     Tutti e baroni in suoni e balli e canti;
     Sol Brandimarte se affatica ancora,
     Nè per la selva può passare avanti,
     Benchè col brando de intorno lavora
     Tagliando il bosco; e da diversi incanti
     Era assalito, ed esso alcun non piglia,
     Chè Fiordelisa sempre lo consiglia.

  1. T. e Mr. Ma ascender.