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libro iii. canto vi |
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Nè vi crediati senza mia contesa
Aver per zanze quel brando onorato.
E Mandricardo di collera accesa
Disse: Io scio che di zanze è bon mercato:
Or vi aconciati e prendeti diffesa.
Così dicendo ad uno olmo in quel prato
Un grosso tronco da le rame scaglia,1
E quel sfrondando viene alla battaglia.
Gradasso il brando pose anco esso in terra,
E spiccò presto un bel fusto di pino;
L’un più che l’altro gran colpi disserra
E fuor de l’arme scuoteno il polvino.
Stava Rugiero a remirar tal guerra
E scoppiava de riso il paladino,
Dicendo: A benchè io non veda chi màsini,2
Quel gioco è pur de molinari e de asini.3
Più fiate volse la zuffa partire:
Come più dice, ogniom più se martella.
Eccoti un cavalliero ivi apparire
Accompagnato da una damigiella.
Rugier da longi lo vidde venire;
Fassegli incontro e con dolce favella
Espose a lui ridendo la cagione
Perchè faceano e’ duo quella tenzone.
Dicea Rugiero: Io gli ho pregati in vano,
Ma di partirli ancor non ho potere.
Per la spata de Orlando, che non hano,
E forse non sono anco per avere,
Tal bastonate da ciechi se dano,
Che pietà me ne vien pur a vedere:
E certo di prodezza e di possanza
Son due lumiere agli atti e alla sembianza.
- ↑ T., Mr. e P. tra le.
- ↑ Mr. che masini.
- ↑ P. da m. e da.