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orlando innamorato |
[St. 43-46] |
Rugier, poi che lo invito ebbe accettato,
Giva il nimico a cerco rimirando:
Vide che spata non avea a lato,
E disse a lui: Voi sete senza brando:
Come faremo, chè io non sono usato
Giocare a pugni? E però vi adimando
Quale esser debba la contesa nostra:
Brando non vi è nè lancia per far giostra.
Rispose il cavallier: Mai non vien manco
Fortuna de arme a franco campïone;
Le vostre acquistarò, se io non mi stanco:1
Acquistar le voglio io con un bastone.
Portar non posso brando alcuno al fianco,
Se io non abatto il figlio di Melone,
Però che Orlando, la anima soprana,
Tien la mia spata, detta Durindana.
L’altro compagno di quel cavalliero
(Che era Gradasso, ed esso è Mandricardo)
Presto rispose: E’ vi falla il pensiero,
Perchè quel brando del conte gagliardo
Sì non acquistareti de legiero,
Chè gionto seti a tale impresa tardo,
E serìa vostra causa disonesta:
Prima di voi io venni a questa inchiesta.
Cento cinquanta millia combattanti
Condussi in Francia fin de Sericana;
Tante pene soffersi, affanni tanti,
Per acquistare il brando Durindana!
Par che il mercato sii fatto a contanti;2
Così faceti voi la cosa piana:
Ma prima che il pensier vostro se adempia,
Farò scadervi l’una e l’altra tempia.3
- ↑ P. omm. io.
- ↑ T. cotanti.
- ↑ P. sudarvi.