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[St. 31-34] libro ii. canto v 89

         Perchè montava cotanto sicuro,
     Come egli andasse per un prato erboso.
     Poi che passato fu sopra del muro,
     A guisa de una volpe andava ascoso;
     E non credati che ciò fosse al scuro,
     Anci era il giorno chiaro e luminoso;
     Ma lui di qua e di là tanto si cella,
     Che gionto fu dove era la donzella.

         Sopra la porta quella dama gaglia
     Si stava ascesa riguardando il piano,
     E remirava attenta la battaglia
     Che avea Marfisa con quel re soprano.
     Gran gente intorno a lei facea serraglia:
     Chi parla, e chi fa cenno con la mano,
     Dicendo: Ecco Marfisa il brando mena!
     Re Sacripante la camparà apena.
         Altri diceva: E’ farà gran diffese
     Contra quella crudele il buon guerrero,
     Pur che non venga con seco alle prese,
     E guardi che non pera il suo destriero.
     A questo dire il ladro era palese,
     Che alla notte aspettar non fa pensiero;
     Tra quella gente se ne va Brunello
     Tutto improviso, e prese quello annello.

         E non l’arebbe la dama sentito,
     Se non che sbigotì della sua faccia.
     Lui con l’anel che gli ha tolto de dito,
     Di fuggir prestamente si procaccia,
     Correndo al sasso dove era salito.
     Dietro tutta la gente è posta in caccia;
     Chè Angelica piangendo se scapiglia
     Cridando: Ahimè tapina! piglia! piglia!