86 |
orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Quel cavalliero è nomato Arïante,
Origilla è la falsa che io contai.
Or de costoro io non dico più avante,
A benchè vi serìa da dire assai.
Per mia sventura tra gente cotante
Alcun de questi duo non gionse mai,
E già più gente è morta a tal dannaggio
Che non ha rami o fronde questo faggio.
Perchè al giardin, che fu meraviglioso,
Tutti eran morti quanti ne arivava;1
Ma il numero più grande e copïoso,
Il ponte ch’io t’ho detto, mi mandava,
Perchè avea in guardia un vecchio doloroso,2
Che molta gente sopra vi guidava.
Il ponte non bisogna che io descriva,
Ma per se stesso chiude chi ve ariva.
Nè è molto tempo che una incantatrice,
Quale è figliola del re Galafrone,
Che ora col patre, sì come se dice,
Assedïata è dentro ad un girone,
Passando alor di qua, quell’infelice,
Al ponte fo condutta dal vecchione,
E poi, con modo che io non sazo dire,
Partisse, e tutti gli altri fie’ fuggire.
Ma molti vi ne sono ora al presente,
Perchè ne prende sempre il vecchio assai,
E, come io serò occisa, incontinente
Il ponte e lor non si vedran più mai,
E meco perirà cotanta gente:
E tu cagion di tutto il mal serai.
Ma se mi campi, io ti prometto e giuro
Che lasciarò ciascun franco e sicuro.
- ↑ T. e Mi. arivava.
- ↑ Ml., Mr. e P. guardia.