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orlando innamorato |
[St. 11-14] |
Aveva il conte una forza tamanta,
Che già portava, come Turpin dice,
Una colonna integra tutta quanta1
D’Anglante a Brava per le sue pendice.
Or, come gionto fu sotto la pianta,
Tutta tremò per sino alla radice.
Le sue gran pome, ciascuna più greve,
Vennero a terra e spesse come neve.2
Il conte va correndo tutta fiata,
E de gionger al tronco ben s’appresta,
Chè già tutta la terra è dissipata,
Nè manca di cader l’aspra tempesta.
Ora era carca tanto quella grata,
Che sol di quel gran peso lo molesta,
E se ben presto al tronco non ariva,
Quella roina della vita il priva.
Come fu gionto a quella pianta gaglia,
Non vi crediati che voglia montare;
Tutta a traverso de un colpo la taglia:
La cima per quel modo ebbe a schiantare.3
Come fu in terra, tutta la prataglia
D’intorno intorno cominciò a tremare;
Il sol tutto se asconde e il celo oscura,4
Coperse un fumo il monte e la pianura.
Ove sia il conte non vede nïente,
Trema la terra con molto romore.
Eravi per quel fumo un fuoco ardente,
Grande quanto una torre, e ancor maggiore;5
Questo è un spirto d’abisso veramente,
Che strugge quel giardino a gran furore,
E, come al tutto fu venuto meno,
Ritornò il giorno e fiesse il cel sereno.6
- ↑ Mr. collonna.
- ↑ Ml. e Mr. terra e.
- ↑ Ml. schiatare; T. schiattare.
- ↑ P. il ciel s’oscura.
- ↑ T., Ml. e Mr. omm. e.
- ↑ T. fisse.