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[St. 7-10] libro ii. canto v 83

         Non è più grosso, et ha li rami intorno
     Lunghi e sotili, et ha verde le fronde;
     Quelle getta e rinova in ciascun giorno,
     E dentro spine acute vi nasconde.
     Di vaghe pome d’oro è tutto adorno;
     Queste son grave e lucide e rotonde,
     E son sospese a un ramo piccolino:
     Grande è il periglio ad esser lì vicino.1

         Grosse son quanto uno omo abbia la testa,
     E come alcuno al tronco s’avicina,
     Pur sol battendo i piedi alla foresta,
     Trema la pianta lunga e tenerina;
     E cadendo le pome a gran tempesta,
     Qualunche è gionto da quella roina
     Morto alla terra se ne va disteso,
     Perchè non è riparo a tanto peso.

         Alti li rami son quasi un’arcata;
     Il tronco da lì in gioso è sì polito,2
     Che non vi salirebbe anima nata,
     E se alcun fosse di salire ardito,
     Non serìa sostenuto alcuna fiata,
     Perchè alla cima non è grosso un dito.
     Ogni cosa sapeva Orlando a ponto:
     Letto nel libro aveva ciò che io conto.

         E lui prende nel cor tanto più sticcia
     Quanto le cose son più faticose,
     E per trar questo al fin la mente adriccia.
     Taglia de un faggio le rame frondose
     Subitamente, e fece una gradiccia;3
     Crosta di prato e terra su vi pose,
     Poi sopra alle sue spalle e alla testa
     Stretta la lega, e va che non s’arresta.

  1. Ml. e Mr. esser li.
  2. T. da lo ingioso.
  3. T. omm. e.