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[St. 47-50] libro ii. canto iv 71

         Ma presto narrarò com’era fatto
     Questo asinello, e fu gran meraviglia.
     Dio guardi il conte Orlando a questo tratto,
     Che alla riva del fiume il camin piglia.
     Via ne va sempre caminando ratto,
     E sieco nella mente se assotiglia,
     Perchè ’l libro altro ancor gli avea mostrato,[1]
     Prima che gionga a l’asinello armato.

         Così pensando, a mezo del camino
     Uno arbore atrovò fuor di misura:[2]
     Tanto alto non fo mai faggio nè pino,
     Tutto fronzuto di bella verdura.
     Come da longe il vide il paladino,[3]
     Ben si ricorda di quella scrittura
     Che gli mostrava il suo libretto aponto,
     Però provede prima che sia gionto.

         Fermosse sopra il fiume il cavalliero,
     E ’l scudo prestamente desimbraccia,
     Da l’elmo tolse via tutto il cimiero,
     Alla fronte di quello il scudo allaccia,
     Sì che ’l copria davanti tutto intiero,
     Verso la vista e sopra della faccia.
     Dinanti ai piedi aponto in terra guarda:
     Altro non vede e il suo camin non tarda.

         E come il loco avea prima avisato,
     Al tronco drittamente via camina.
     Un grande occello ai rami fu levato,
     Che avea la testa e faccia di regina,
     Coi capei biondi e il capo incoronato;
     La piuma al collo ha d’oro e purpurina,
     Ma il petto, il busto e le penne maggiore
     Vaghe e dipente son d’ogni colore.

  1. Ml. altro non gli.
  2. HI., Mr. e P. attrovò.
  3. Ml. e P. vide; Mr. vidde.