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66 orlando innamorato [St. 27-30]

         Fuor della porta fuggì per il piano;1
     Sempre la segue Orlando tutto armato,
     Nè fu ducento passi ito lontano,
     Che l’ebbe gionta in mezo di quel prato.
     Presto quel brando gli tolse di mano,
     Che fu per dargli morte fabricato,
     Perchè era fatto con tanta ragione,
     Che taglia incanto et ogni fatagione.

         Poi per le chiome la dama pigliava,
     Che le avea sparse per le spalle al vento,
     E di dargli la morte minacciava
     E grave pena con molto tormento,2
     Se del giardino uscir non gl’insegnava.
     Lei, ben che tremi tutta di spavento,
     Per quella tema già non se confonde,
     Anci sta queta e nulla vi risponde;

         Nè per minaccie che gli avesse a fare
     Il conte Orlando, nè per la paura
     Mai gli rispose, nè volse parlare,
     Nè pur di lui mostrava tenir cura.
     Lui le lusenghe ancor volse provare,
     Essa ostinata fo sempre e più dura;3
     Nè per piacevol dir nè per minaccia
     Puote impetrar che lei sempre non taccia.

         Turbossi il cavallier nel suo coraggio,
     Dicendo: Ora me è forza esser fellone;
     Mia serà la vergogna e tuo il dannaggio,
     Benchè di farlo io ho molta ragione.
Così dicendo la mena ad un faggio,
     E ben stretta la lega a quel troncone
     Con rame lunghe, tenere e ritorte,
     Dicendo a lei: Or dove son le porte?

  1. P. fugge.
  2. T. e Ml. pena.
  3. P. Lei.... sta sempre.