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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Rotto avea l’osso, e il suo cervello appare,
Quella bestia diversa, e cadde morta.[1]
Il sasso, che era aperto a questo intrare,
S’accosta insieme, e chiuse questa porta.[2]
Or non scia il conte ciò che debba fare,
E nella mente alquanto se sconforta;
Guardasi intorno e non sa dove gire,
Chè chiuso è dentro e non potrebbe uscire.
Era alla sua man destra una fontana,
Spargiendo intorno a sè molta acqua viva;
Una figura di pietra soprana,
A cui del petto fuor quella acqua usciva,
Scritto avea in fronte: Per questa fiumana
Al bel palagio del giardin se ariva.
Per rinfrescarse se ne andava il conte[3]
Le mane e ’l viso a quella chiara fonte.
Avea da ciascun lato uno arboscello
Quel fonte che era in mezo alla verdura,
E facea da se stesso un fiumicello
De una acqua troppo cristallina e pura;
Tra’ fiori andava il fiume, e proprio è quello
Di cui contava aponto la scrittura,
Che la imagine al capo avea d’intorno;
Tutta la lesse il cavalliero adorno.
Onde si mosse a gire a quel palaggio,
Per pigliare in quel loco altro partito;
E caminando sopra del rivaggio
Mirava il bel paese sbigotito.
Egli era aponto del mese di maggio,
Sì che per tutto intorno era fiorito,
E rendeva quel loco un tanto odore,
Che sol di questo se allegrava il core.
- ↑ Ml., Mr. e P. cade.
- ↑ T. e Ml. S’accolse.
- ↑ T. e Ml. infrescarse.