[St. 7-10] |
libro ii. canto iv |
61 |
In questo non lavora se non quando1
Volta la luna e che tutto se oscura.
Or te vo’ dir perchè ha fatto quel brando,
E pone al temperarlo tanta cura.
In Ponente è un baron, che ha nome Orlando,
Che per sua forza al mondo fa paura:
La incantatrice trova per destino
Che costui desertar debbe il giardino.
Come se dice, egli è tutto fatato
In ogni canto, e non si può ferire,
E con molti guerreri è già provato,
E tutti quanti gli ha fatto morire;2
Perciò la dama il brando ha fabricato,
Perchè il baron che io ho detto, abbia a perire,
Benchè lei dica che pur sa di certo
Che il suo giardin da lui serà deserto.
Ma quel che più bisogna avea scordato,
E speso ho il tempo con tante parole.
Non se può entrare in quel loco incantato
Se non aponto quando leva il sole.
Poi ch’io son quivi, è bon tempo passato:
Più teco star non posso, e me ne dole.
Or piglia il libro e ponevi ben cura:
Iddio te aiuti e doneti ventura.
Così dicendo gli dà il libro in mano,
E da lui tol combiato la fantina;
Ben la ringrazia il cavallier soprano:
Lei monta il palafreno e via camina.3
Va passeggiando il conte per il piano,
Poi che indugiar conviene alla mattina;
Ben gli rincresce il gioco che gli è guasto
Ch’esser conviene a quella impresa casto:
- ↑ P. questa.
- ↑ P. fatti.
- ↑ Mr. omm. e.