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orlando innamorato |
[St. 3-6] |
Lui pone l’avarizia e l’ira in bando,
E il core accresce alle animose imprese,
Nè tante prove più mai fece Orlando,
Quante nel tempo che de amor se accese.
Di lui vi ragionava alora quando
Con quella dama nel prato discese;
Or questa cosa vi voglio seguire,
Per dar diletto a cui piace de odire.
La dama, che col conte era smontata,
Gli dicea: Cavalliero, in fede mia,
Se non che messagiera io son mandata,
Dentro a questo giardin tieco verria;
Ma non posso indugiare una giornata
Del mio camino, et è lunga la via.
Or quel ch’io te vo’ dire, intendi bene:
Esser gagliardo e saggio ti conviene.
Se non vôi esser di quel drago pasto,
Che d’altra gente ha consumata assai,
Convienti di tre giorni esser ben casto,
Nè camparesti in altro modo mai.
Questo dragone fia il primo contrasto
Che alla primiera entrata trovarai:
Un libro ti darò, dove è depinto
Tutto ’l giardino e ciò ch’è dentro al cinto.
Il dragone che gli omini divora,[1]
E l’altre cose tutte quante dice,
E descrive il palagio ove dimora
Quella regina, brutta incantatrice.
Ier entrò dentro e dimoravi ancora,[2]
Perchè con succo de erbe e de radice
E con incanti fabrica una spata
Che tagliar possa ogni cosa affatata.
- ↑ Ml. e Mr. El; P. E ’l.
- ↑ P. a dimorarvi.