[St. 63-66] |
libro ii. canto iii |
57 |
E non doveti avere a meraviglia
Se, più che ’l conte, lei Grifone amava;
Però che Orlando avea folte le ciglia,
E d’un de gli occhi alquanto stralunava.
Grifon la faccia avea bianca e vermiglia,
Nè pel di barba, o poco ne mostrava;1
Maggiore è bene Orlando e più robusto,
Ma a quella dama non andava al gusto.
Sempre gli occhi a Grifon la dama tiene,
E lui guardava lei con molto affetto,
Con sembianze piatose e d’amor piene;
Con sospir caldi da lei fende il petto;2
E sì scoperta questa cosa viene,
Che Orlando incontinente ebbe sospetto;
E, per non vi tenire in più sermoni,
Il conte diè licenzia a quei baroni,
Dicendo che quel giorno convenia
Condurre a fine un fatto smisurato,
Dove non ha bisogno compagnia,
Perchè fornirlo solo avea giurato.
Che bisogna più dir? Lor ne van via;
E già non si partîr senza combiato,
E da tre volte in sù, senza fallire,
Il conte li ricorda il dipartire.
Orlando giù dismonta della sella,
Poi che è Grifon partito et Aquilante,
E con la dama sol d’amor favella,
Benchè fosse mal scorto e rozzo amante.3
Eccoti alora ariva una donzella,
Sopra d’un palafren bianco et amblante.
Poi che ebbe l’uno e l’altro salutato,
Verso del conte disse: Ahi sventurato!
- ↑ P. pochi.
- ↑ T., Ml. e Mr. da lei; P. che gli uscia del.
- ↑ Ml. zozo; T. sozzo.