[St. 31-34] |
libro ii. canto iii |
49 |
Poi che ebbe il vecchio re così parlato
Chinò la faccia lacrimando forte.
Più son, dicea, de gli altri sventurato,
Chè cognosco anzi il tempo la mia sorte;
Per vera prova di quel che ho contato,
Dico che gionta adesso è la mia morte:
Come il sol entra in cancro a ponto a ponto,
Al fine è il tempo di mia vita gionto.1
Prima fia ciò che una ora sia passata;
Se comandar volete altro a Macone,
A lui riportarò vostra ambasciata.
Tenete bene a mente il mio sermone,
Ch’io l’aggio detto e dico un’altra fiata:
Se andati in Franza senza quel barone
Qual ve ho mostrato che è la nostra scorta,
Tutta la gente fia sconfitta e morta.2
Non fu più lungo il termine o più corto,3
Come avea detto quel vecchio scaltrito:
Nel tempo che avea detto cadde morto.
Il re Agramante ne fu sbigotito,
E preseno ciascun molto sconforto;
E qualunche di prima era più ardito,
Veggendo morto il re nanti al suo piede,
Ciò che quel disse, veramente crede.
Ma sol de tutti Rodamonte il fiero
Non se ebbe di tal cosa a spaventare,
Dicendo: Anco io, segnor, ben che legiero,4
Avria saputo questo indovinare;
Chè quel vecchio malvaggio e trecolero
Più lungamente non puotea campare.
Lui, che era de anni e de magagne pieno,
Sentia la vita sua che venìa meno.
- ↑ Ml. Al fin il.... è gionto; Mr. El fine il.... è gionto.
- ↑ P. barone, Qual v’ho mostrato, ch’è.
- ↑ Ml. o più.
- ↑ T., Ml. e Mr. benche.