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orlando innamorato |
[St. 11-14] |
Cangiosse il re gagliardo al viso altiero,1
E lacrimava di dolore e de ira,
E rivoltava in più parte il pensiero;
Sdegno et amore il petto gli martira.
L’uno a vendetta il muove de legiero,
L’altro a diffesa di sua dama il tira;
Al fin, voltando il core ad ogni guisa,
Ripone il brando e va nanti a Marfisa.
A lei raconta la cosa dolente2
Che questo messagier gli ha riportata,
E la destruzïon della sua gente,
Contra a ragione a tal modo menata;
Onde la prega ben piatosamente,3
Quanto giamai potesse esser pregata,
Con dolce parolette e bel sermone,
Che indi se parta e lasci quel girone.
Marfisa li comincia a proferire
Tutta sua gente e la propria persona;
Ma de volerse quindi dipartire,
Non vol ch’altri, nè lui mai ne ragiona:
Sin che non veda Angelica perire,
Quella impresa giamai non abandona.
Adunque mal d’acordo più che prima,
Ciascun de l’ira più salisce in cima.
E cominciarno assalto orrendo e fiero
Più che mai fosse stato ancor quel giorno.
Re Sacripante ha quel presto destriero,4
A modo usato le volava intorno,
E ben comprende lui che di legiero
Potrebbe aver di tal zuffa gran scorno;
Chè, se molta ventura non l’aita,
Ad un sol colpo è sua guerra finita.
- ↑ Ml. il viso.
- ↑ Mr. reconta.
- ↑ T. e Ml. piatosamente.
- ↑ T. Sacripante a quel.