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[St. 31-34] | libro ii. canto xxxi | 521 |
31 Sopra de Orlando il giovane reale
Ad ambe mano un gran colpo distese,
E spezzò l’elmo dal cerchio al guanzale,
Chè fatason nè piastra lo diffese.
Vero che al conte non tocca altro male,
Come a Dio piacque; chè il colpo discese
Tra la farsata aponto e le mascelle,
Sì che lo rase e non toccò la pelle.
32 Orlando ferì lui con tanta possa,
Che spezzò il scudo a gran destruzïone,
Nè lo ritenne nerbo o piastra grossa,
Ma tutto lo partì sino a lo arcione;
E fuor discese il colpo ne la cossa,
Tagliando arnese ed ogni guarnisone:
La carne non tagliò, ma poco manca,
Chè il celo aiuta ogni persona franca.
33 Fermate eran le gente tutte quante
A veder questi duo sì ben ferire;
Ed in quel tempo vi gionse Atalante,
Qual cercava Rugiero, il suo disire;
E come visto l’ebbe a sè davante
Per quel gran colpo a risco de morire,
Subito prese tanto disconforto,
Che quasi dal destrier cadde giù morto.
34 Incontinente il falso incantatore
Formò per sua mala arte un grande inganno
E molta gente finse, con romore,
Che fanno a Cristïan soperchio danno.
Nel mezo sembra Carlo imperatore
Chiamando: - Aiuto! aiuto! - con affanno:
Ed Olivier legato alla catena,
Un gran gigante trasinando il mena.
5. MI. e P. Vero ». — T. e Mr. toccAa. — 26. Mr, male. - 28. MI. fato
ne ; Mr. fata ne ; P. /a ne'.