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orlando innamorato |
[St. 11-14] |
E certo che io te volsi disfidare
Come io te viddi et ebboti compreso,1
Chè ogn’altra cosa fabula mi pare,
Poichè dal fio de Amon me son diffeso.
Odendo Orlando questo ragionare,
De ira e de sdegno fu nel core acceso,2
Onde rispose: E’ si può dir con vero
Ch’el fio de Amone è prodo cavalliero.
Ma quel parlare e lunga cortesia
Qual tanto loda alcun fuor di misura,
Ne offende l’onor de altri in villania.
Se tu tenessi in capo l’armatura,3
In poco d’ora si dimostraria
Quel parangon de che hai cotanta cura;
Se il valor di Ranaldo ti è palese,
Me provaresti, e forse alle tue spese.
Poscia che stracco sei di gran travaglia,
Non ti farebbe adesso [a]dispiacere,4
Chè tornar voglio in campo alla battaglia,
E, mal per qual che sia, farò vedere
Se la mia spada al par d’una altra taglia.
Così parlando il conte, al mio parere,
Con molta fretta et animo adirato
Sopra al destrier salì de un salto armato.
Rimase Feraguto alla foresta,
Che era affannato, come io ve contai,
Et era disarmato de la testa,
E penò poi ad aver l’elmo assai.
Ma il conte Orlando menando tempesta
Via va correndo, e non se posa mai
Sin che fu gionto a ponto in quelle bande
Ove è la zuffa e la battaglia grande.
- ↑ P. ebbiti.
- ↑ Ml. e desdegno; Mr. et sdegno.
- ↑ Ml. E se tu; Mr. e P. E stu.
- ↑ Ml. a disp.; P. dispiacere.