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508 orlando innamorato [St. 47-50]

         Le lancie andarno in pezzi al cel volando,
     Cadendo con romore al campo basso,
     Scudo per scudo urtò, brando per brando,
     Piastra per piastra insieme, a gran fraccasso.
     Questa mistura a Dio la racomando:
     Re, caval, cavallier sono in un fasso,1
     Cristiani e Saracini, e non discerno
     Qual sia del celo e qual sia de l’inferno.2

         Chi rimase abattuto a quella volta,
     Non vi crediati che ritrovi iscampo,
     Chè adosso gli passò quella gran folta,
     Nè se sviluppâr mai di quello inciampo;
     Ma la schiera pagana in fuga è volta,
     E già de’ nostri è più de mezo il campo;
     Ferendo e trabuccando a gran ruina,
     Via se ne va la gente saracina.

         Essendo da due arcate già fuggiti,
     Pur li fece Agramante rivoltare;
     Allora e’ nostri, in volta e sbigotiti,3
     Incominciarno il campo abandonare,
     Fuggendo avanti a quei che avean seguiti:
     Come intraviene al tempestoso mare,
     Che il maestrale il caccia di riviera,
     Poi vien sirocco, e torna dove egli era.

         Così tra Saracini e Cristïani
     Spesso nel campo se mutava il gioco,
     Or fuggendo or cacciando per quei piani,
     Cambiando spesso ciascaduno il loco,
     Benchè e signori e’ cavallier soprani
     Se traesseno a dietro a poco a poco.
     Pur la gente minuta e la gran folta,
     Com’una foglia ad ogni vento volta.

  1. MI e Mr. Re cavali e; P. Cavalli e.
  2. Ml. celo o qual; T., Mr. e P. omm. e
  3. Mr. e P. omm. e.