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[St. 11-14] libro ii. canto xxx 499

         Ranaldo, combattendo tutta fiata
     Contra a Sobrino, il quale avea il peggiore,
     Veduta ebbe sua gente sbaratata,1
     Onde ne prese gran disdegno al core,
     E lascia la battaglia cominciata,
     Battendo e’ denti de ira e de furore.
     Stati per Dio, segnori, attenti un poco,
     Chè or dadovero si comincia il gioco.2

         Battendo e’ denti se ne va Ranaldo,
     Gli omini e l’arme taglia d’ogni banda;
     Ove è il zambello più fervente e caldo3
     Urta Baiardo e a Dio si racomanda.
     Il primo che trovò fu Mirabaldo,
     E in duo cavezzi fuor d’arcione il manda;4
     Tanto fu il colpo grande oltra misura,
     Che per traverso il fesse alla centura.

         Questo veggendo Argosto di Marmonda,
     Divenne in faccia freddo come un gelo,
     Mirando quel per forza sì profonda
     Tagliar quest’altri come fosse un pelo.
     Ranaldo se gli mena alla seconda,5
     Facendo squarzi andare insino al celo;
     Cimieri e sopraveste e gran pennoni
     Volan per l’aria a guisa de falconi.

         Di teste fesse e di busti tagliati,
     Di gambe e braccie è la terra coperta,
     E’ Saracini in rotta rivoltati
     Fuggendo e ansando con la bocca aperta;
     Nè puon cridar, tanto erano affrezzati.
     Sempre Ranaldo tocca di Fusberta,
     Facendo di costor pezzi da cane:
     Tristo colui che là oltra rimane!

  1. Ml. e Mr. schiera.
  2. T. e Mr. da dovere; Ml. da dover.
  3. Ml. Ocel zambello; P. Ove il z. è.
  4. Ml. Fin (E in?) duo; T. In duo.
  5. T., Ml. e Mr. ce gli; P. se li manda.