[St. 31-34] |
libro ii. canto xxix |
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Così parlava con molta arroganza,
Verso quel monte ratto se distende.
Sopra del prato integra era una lanza:
Chinosse il conte e quella in terra prende,
Chè cotal cosa avea spesso in usanza:
Non so se lo atto a ponto ben s’intende;
Dico, stando in arcione, essendo armato,1
Quella grossa asta su tolse del prato.
Con essa in su la coscia passa avante
Sopra de Brigliador, che sembra occello.
Ma ritornamo a dir del re Agramante,
Che, veggendo nel piano il gran zambello,
Forte allegrosse di cotal sembiante,
E fie’ chiamarsi avante un damigiello,
Qual fu di Constantina incoronato,
E Pinadoro il re fu nominato.
A lui comanda che vada soletto
Tra quelle gente e, senza altra paura,
Là dove il grande assalto era più stretto
E la battaglia più crudiele e dura,
Piglia qualche barone al suo dispetto,
Vivo lo porti a lui con bona cura;
O quattro o sei ne prenda ad un sol tratto,
Acciochè meglio intenda tutto il fatto.
Re Pinadoro parte cavalcando,2
E prestamente scese la gran costa;
Da poi, per la campagna caminando,
Non pone a speronare alcuna sosta,
Ma poco cavalcò che trovò Orlando,
Come venisse per scontrarlo a posta,
E disfidandol con molta tempesta
Se urtarno adosso con le lancie a resta.
- ↑ T. Dico che andò in.
- ↑ Ml. Pinador se; Mr. Pinadoro se; P. Pinador si.