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[St. 63-66] libro ii. canto ii 39

         Oberto dal Leon, quel sire arguto,
     Mette a sconfitta sol tutta una schiera.
     Marfisa da lontan l’ebbe veduto,
     Spronagli adosso la donzella fiera;1
     Da cima al fondo gli divise il scuto,
     E fende sotto il sbergo ogni lamiera,
     E maglia e zuppa tutta disarmando
     Sino alla carne fie’ toccare il brando.

         Quel cavallier, turbato oltra misura,
     Lascia a due mano un gran colpo di spata.
     Di cotal cosa la dama non cura,
     Nè parve aponto che fosse toccata:
     Chè l’elmo che avea in capo e l’armatura
     Tutta era per incanto fabricata;
     Ma lei contra de Oberto s’abandona,
     Sopra de l’elmo un gran colpo gli dona.

         Con tal roina quel colpo discende,
     Che l’elmo non l’arresta de nïente;
     La fronte a mezo il naso tutta fende,
     Il brando calla giù tra dente e dente,
     E l’arme e busto taglia, e ciò che prende.2
     Mena a fraccasso la spada tagliente,
     Nè mai si ferma insino in su l’arcione:
     Cadde in due parte Oberto dal Leone.

         Re Sacripante col brando a due mano
     Fende e nemici e taglia per traverso;
     Tuttavia combattendo, di lontano
     Ebbe veduto quel colpo diverso,
     Quando Oberto in due parte cadde al piano.
     Non ha l’animo lui per questo perso,
     Ma, speronando con molta roina,
     Col brando in mano afronta la regina;

  1. Mr. adesso.
  2. T., Mr. e P. e busto (:) taglia ciò.