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470 | orlando innamorato | [St. 23-26] |
23 A ciascadun di lor venne pietate,
E destinarno di donarli aiuto,
Avendo prima già tratte le spate:
Non vôle indarno alcun esser venuto.
Ecco un leon con le chiome arrizzate,
Maggior de gli altri, orribile ed arguto,
Che in su la ripa avea morto un destrero:
Quello abandona e vien verso Rugiero.
24 Rugier lo aspetta e mena un manroverso,
E sopra della testa l’ebbe aggionto,
E quella via tagliò per il traverso,
Chè tra gli occhi e l’orecchie il colse a ponto.
Ora ecco l’altro, ancora più diverso
E più feroce di quel che io vi conto,
Al re se aventa da la banda manca,
E l’elmo azaffa e nel scudo lo abranca.
25 E certamente il tirava de arcione,
Se non ne fosse il bon Rugiero accorto,
Qual là vi corse e gionselo al gallone,
Sì che de l’anche a ponto il fece corto.
Brandimarte ancor lui con un leone
Fatto ha battaglia, e quasi l’avea morto,
Quando se odirno e corni e’ gran rumori
Di quella gente, e’ cani e’ cacciatori.
26 Ora cantando a ricontar non basto
Di loro e cridi grandi e la tempesta;
Tutte le fiere abandonarno il pasto,
Squassando e crini ed alciando la testa.
Quale avean morto, e qual è mezo guasto;
Pur li lasciarno, e verso la foresta,
Voltando il capo e mormorando d’ira,
A poco a poco ciascadun se tira.
24. P. e... e (e cosi il Virgili). — 28. MI. e Mr. et alciarno. — 29. MI.
e Mr. morto guai e m. ; P. omm. è.