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[St. 19-22] | libro ii. canto xxviii | 469 |
19 Il re dapoi mandò nella citate
Che a lui ne vengan cacciatori e cani,
De’ qual sempre tenìa gran quantitate,
Segusi e presti veltri e fieri alani,
Ed altre schiatte ancora intrameschiate.
Or via ne vanno e tre baron soprani,
Brandimarte, Agramante e il bon Rugiero,
Per dare aiuto ove facea mestiero.
20 Ma ne la corte se lasciâr le danze,
Come il messo del re là su se intese,
E fuor portarno rete e speti e lanze,
E furvi alcun che se guarnîr de arnese,
Chè a cotal caccia vôle altro che cianze;
Nè lepri o capre trova quel paese,
Ma pien son e lor monti tutti quanti
Di leoni e pantere ed elefanti.
21 E molte dame montarno e destrieri,
Con gli archi in mano ed abiti sì adorni,
Che ogniom le accompagnava volentieri,
E spesso avanti a lor facean ritorni.
E tutti e gran segnori e cavallieri
Uscîr sonando ad alta voce e corni:
Da lo abaglio de’ cani e dal fremire
Par che ’l cel cada e ’l mondo abbia a finire.
22 Ma già Agramante e il giovane Rugiero
E Brandimarte, che non gli abandona,
Sopra a quel fiume ove è l’assalto fiero,
Ciascuno a più poter forte sperona;
E ben de esser gagliardi fa mestiero,
Chè ogni leone ha sotto una persona;
Alcuna è viva e soccorso dimanda,
E qual morendo a Dio se aricomanda.
11. T., MI. e Mr. $peti. — 12. P. fumo. — 16. P. omm. e. — 17. E
montarno a. — 32. ìil. taricomanda ; Mr. $« rie. ; P. $i arriec.