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orlando innamorato |
[St. 39-42] |
Tra l’altre cose il più bel pavaglione1
Che se trovasse in tutta la Soria.
Ora spira levante, e il suo patrone
Gli acerta che ogni indugia è troppo ria;
Onde se accomandarno a Dolistone
E a tutti gli altri, e vanno alla sua via,
Passando Rodi e la isola di Creti;
Col vento in poppa van zoiosi e lieti.
Ma il navicare e nostra vita umana
De una fermezza mai non se assicura,
Però che la speranza al mondo è vana,
Nè mai bon vento lungamente dura;
Qual ora si levò da tramontana,
Chiamando il Greco, che è mala mistura
A cui di Creti vol gire in Cicilia;
L’aria se anera e l’acqua si scombilia.2
Dicea il parone: Il cel turbato è meco,
E non me inganno già, ma ben me sforza,
Perchè io vorebbi ne la taza il Greco,
E lui me ’l dona ne la vela a l’orza.3
Io non posso alla zuffa durar seco:
Ove gli piace, convien che io mi torza.
Poi dice a Brandimarte: A dir il vero,4
Con questo vento in Franza andar non spero.
Africa è quivi dal lato mancino,5
Se drittamente ho ben la carta vista,
E noi volteggiaremo nel camino,
Chè, quando non se perde, assai s’acquista.
Forse mutarà il vento, Dio divino!
E cessarà questa fortuna trista;
Pregar si puote che un siroco vegna,
Qual ci conduca al litto de Sardegna.
- ↑ T., Ml. e P. paviglione.
- ↑ Ml. Ciciglia-scombiglia; Mr. Cicilia-scombiglia; P. Siciglia-scompiglia.
- ↑ T. E me lo.
- ↑ T. e Mr. omm. a; P. dicea.
- ↑ T. e Mr. marino; Ml. matino.