[St. 35-38] |
libro ii. canto xxvii |
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Dapoi la matre con minor fatica
Ridussero anco a sua credenza santa;
E la corte da poscia a tal rubrica
Se attenne, e la citate tutta quanta;1
E, senza che di questo più vi dica,
La grazia de le dame fu cotanta,
Che de i monti d’Armenia alla marina
Corse ciascuno alla legge divina.
Ora de ricontar non è mestiero
La festa, che ogni dì cresce maggiore;
Qua se fa giostra, e là fassi torniero,
Altrove è suono e danza con amore;
Ma pur sta Brandimarte in gran pensiero,
Nè se può il conte Orlando trar del core.
In fine un giorno la sua opinïone
Fie’ manifesta in tutto a Dolistone;
Mostrando quasi aver fermato il chiodo
Che in ogni forma Orlando vol seguire.
Diceva Dolistone: Io non te lodo
Per questo tempo adesso il dipartire;
Ma, se pur de lo andare ad ogni modo
Sei destinato, non scio più che dire,
Nè di ciò la cagion più te dimando,
Il gire e il star serà nel tuo comando.
Una galea dapoi fu apparecchiata
Di molte che ne avea quel barbasoro;
Questa era la reale e meglio armata,
Che avea la poppa tutta missa ad oro.
Brandimarte e sua dama e più brigata
Là se allogarno, con molto tesoro2
Qual Perodia ha donato alla sua figlia,
Rubin, smeraldi e perle a meraviglia;3
- ↑ Ml. otiene.
- ↑ Ml. alogiarno.
- ↑ Ml. e Mr. smiraldi.