[St. 19-22] |
libro ii. canto xxvii |
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Per il dover fo lui mosso di saldo,
E più dai preghi della giovanetta,
Onde da lui mandò presto uno araldo,1
Ove era la battaglia, e un suo trombetta;
E là trovarno Brandimarte caldo,
Più che ancor fosse, a far la sua vendetta.
Ma come il real bando a ponto intese,
Lasciò la zuffa; tanto fu cortese.
E venne con gli araldi in compagnia
De Teodoro al pavaglion reale2
(Costui già il regno de gli Armeni avia;
Morto era il patre a corso naturale),
E lo trovarno a mezo de la via,
Con molta gente e pompa trïomfale,
Intra quelle due dame, ogniuna bella:
Qua Fiordelisa e là sta Doristella.3
Ricevutolo in campo a grande onore,
Re Teodoro il tutto gli contò,
Cominciando al principio del suo amore,
Insino al giorno ove gionti son mo;4
E poi elesse un degno ambasciatore,
Che a Dolistone e Perodia mandò,
Per voler pace e amendar quel che è fatto,
Pur che abbia Doristella ad ogni patto.
La cosa era passata in tal travaso
Quale io ve ho detto, e tal confusïone,
E Fugiforca e’ pur preso [e] rimaso,5
Chè un tristo mai non trova bon gallone.
Legato ancor si stava quel malvaso
Con le mano alle rene in sul ronzone,6
E Brandimarte, che l’ebbe trovato,
Dimandò al re che fusse ben guardato.
- ↑ Ml. la vi; P. là lui.
- ↑ T. e Ml. pavaglion.
- ↑ Ml. e Mr. stava.
- ↑ P. gionto.
- ↑ Ml. e P. omm. e.
- ↑ Ml. man; Mr. mane.