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[St. 11-14] libro ii. canto xxvii 451

11 E gionse per traverso un contestabile,
     Quale era grande e portava la ronca,
     Armato a maglia e piastre innumerabile;
     Ma tutto a un tratto Tranchera lo tronca.
     Nè mai se vidde un colpo più mirabile,
     Chè la persona sua rimase monca
     De un braccio e de la testa a un tratto solo,
     E l’uno e l’altro in pezzi andò di volo.

12 Ben ne fece de gli altri simiglianti,
     E de’ maggior, se Turpin dice il vero,
     Onde gli pose in rotta tutti quanti:
     Beato se tenìa chi era il primiero,
     Quel dico che a fuggire era davanti;
     E non tenean nè strata nè sentiero,
     Nè in dietro a riguardar se voltan ponto;
     Fugge ciascuno insin che al ponto è gionto.

13 Ora nel campo si leva il romore.
     - A l’arme! a l’arme! - ciascadun cridava.
     Adosso a Brandimarte a gran furore
     Chi di qua chi di là ciascun toccava;
     E lui ben dimostrava un gran valore,
     Ma contra tanti poco gli giovava:
     A suo mal grado quella gente fella
     Pigliarno Fiordelisa e Doristella;

14 E seco Fugiforca, quel ladrone:
     Via ne ’l menarno, come era legato;
     Ma non cessa però la questïone,
     Chè Brandimarte al tutto è disperato,
     E fa col brando tal destruzïone,
     Che sino alla cintura è insanguinato,
     Nè puote il suo destrier levare il passo
     Per la gran gente morta in quel fraccasso.

fi. MI. zoncha. — 11. P. Oce. — Itt. T., MI. o Mr. <il potile.