[St. 11-14] |
libro ii. canto xxvii |
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E gionse per traverso un contestabile,
Quale era grande e portava la ronca,
Armato a maglia e piastre innumerabile;
Ma tutto a un tratto Tranchera lo tronca.
Nè mai se vidde un colpo più mirabile,
Chè la persona sua rimase monca
De un braccio e de la testa a un tratto solo,
E l’uno e l’altro in pezzi andò di volo.1
Ben ne fece de gli altri simiglianti,
E de’ maggior, se Turpin dice il vero,
Onde gli pose in rotta tutti quanti:2
Beato se tenìa chi era il primiero,
Quel dico che a fuggire era davanti;
E non tenean nè strata, nè sentiero,
Nè in dietro a riguardar se voltan ponto;
Fugge ciascuno insin che al campo è gionto.3
Ora nel campo si leva il romore.
— A l’arme! a l’arme! ciascadun cridava.
Adosso a Brandimarte a gran furore
Chi di qua, chi di là ciascun toccava;
E lui ben dimostrava un gran valore,
Ma contra tanti poco gli giovava:
A suo mal grado quella gente fella
Pigliarno Fiordelisa e Doristella.
E sieco Fugiforca, quel ladrone:
Via ne ’l menarno, come era, legato;
Ma non cessa però la questïone,
Chè Brandimarte al tutto è disperato,
E fa col brando tal destruzïone,
Che sino alla cintura è insanguinato,
Nè puote il suo destrier levare il passo,
Per la gran gente morta in quel fraccasso.
- ↑ Ml. zoncha.
- ↑ P. Ove.
- ↑ T., Ml. o Mr. al ponte.