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CANTO VENTESIMOSETTIMO


         Un dicitor che avea nome Arïone,
     Nel mar Cicilïano, o in quei confini,
     Ebbe voce sì dolce al suo sermone,
     Che allo ascoltar venian tòni e delfini.
     Cosa è ben degna de amirazïone
     Che ’l pesce in mar ad ascoltar se inchini;
     Ma molto ha più di grazia la mia lira,
     Che voi, segnori, ad ascoltar retira.

         Così dal cel lo stimo in summa graccia,
     E la mente vi pongo e lo intelletto
     Nel dire a modo che vi satisfaccia,
     E che vi doni allo ascoltar diletto.
     Pur ho speranza che io non vi dispiaccia,1
     Come mi par comprender ne lo aspetto,
     Se ne la istoria ancora io me ritorni
     Di cui gran parte ho detto in molti giorni.

  1. T. e Ml. che lo.