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orlando innamorato |
[St. 23-26] |
Or Fiordelisa, interrompendo il dire,
Il nome de la matre adimandava:
Ma Brandimarte, che ha voglia de odire,
Un poco sorridendo se voltava,
Per Dio! dicendo, lasciala seguire,
Chè voglia ho de ascoltar, se non ti grava;
E Fiordelisa, che lo amava assai,
Queta si stette e non parlò più mai.
E Doristella segue: Il damigello
Nel quale era promessa mia germana,
Dapoi crescette, fatto è molto bello;1
Nè, sendo una sua terra assai lontana
Ove stava il mio patre ad un castello,
Spesso veniva la persona umana
A visitarlo, sì come parente,
Ben che non sia per quello inconveniente.
Andando e ritornando a tutte l’ore
Di quanto dimorammo in quel paese,
Mi piacque sì, ch’io fui presa d’amore,
Veggendol sì ligiadro e sì cortese.2
Lui de altra parte ancor me avea nel core;
Forse perchè io l’amava se raccese,
Chè quello è ben di ferro et ostinato
Il qual non ama essendo ponto amato.
Lui pur spesso ritorna a quel girone,
E sempre il patre mio molto lo onora;
In fin gli aperse la sua intenzïone,
Credendo che io non sia promessa ancora;
Ma quel malvaggio, perfido, bricone,
Che occidesti al palazo in sua malora,
Me avea richiesta proprio il giorno istesso,
E ’l vecchio patre me gli avea promesso.
- ↑ T., Mr., Ml. e P. omm. è.
- ↑ Ml. Venuto si.