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438 | orlando innamorato | [St. 23-26] |
23 Or Fiordelisa, interrompendo il dire,
Il nome de la matre adimandava:
Ma Brandimarte, che ha voglia de odire,
Un poco sorridendo se voltava,
- Per Dio! - dicendo - lasciala seguire,
Chè voglia ho de ascoltar, se non ti grava. -
E Fiordelisa, che lo amava assai,
Queta si stette e non parlò più mai.
24 E Doristella segue: - Il damigello
Nel quale era promessa mia germana,
Dapoi crescette, fatto molto bello;
Nè sendo una sua terra assai lontana
Ove stava il mio patre ad un castello,
Spesso veniva la persona umana
A visitarlo, sì come parente,
Ben che non sia per quello inconveniente.
25 Andando e ritornando a tutte l’ore
Di quanto dimorammo in quel paese,
Mi piacque sì, ch’io fui presa d’amore,
Veggendol sì ligiadro e sì cortese.
Lui de altra parte ancor me avea nel core;
Forse perchè io l’amava se raccese,
Chè quello è ben di ferro ed ostinato
Il qual non ama essendo ponto amato.
26 Lui pur spesso ritorna a quel girone,
E sempre il patre mio molto lo onora;
In fin gli aperse la sua intenzïone,
Credendo che io non sia promessa ancora;
Ma quel malvaggio, perfido, bricone,
Che occidesti al palazo in sua malora,
Me avea richiesta proprio il giorno istesso,
E ’l vecchio patre me gli avea promesso.
11. T., Mr., MI. e P. omm. è. - 20. MI. Venuto ai.