436 |
orlando innamorato |
[St. 15-18] |
Perchè una fata non può morir mai,
Sin che non gionge il giorno del iudicio,
Ma ben nella sua forma dura assai,
Mille anni, o più, sì come io aggio indicio.
Poi (sì come di questa io ve contai,
Qual fabricata avea il bello edificio)1
In serpe si tramuta e stavvi tanto2
Che di basarla alcun se doni il vanto.
Questa, tornata in forma de donzella,
Tutta de bianco se mostra vestita,
Coi capei d’oro, a meraviglia bella:
Gli occhi avea neri e faccia colorita.
Con Brandimarte più cose favella,
E proferendo a dimandar lo invita
Quel che ella possa de incantazïone,
De affatar l’arme, overo il suo ronzone.
E molto il prega che quell’altra dama
Che quivi era presente tuttavia,
Qual Doristella per nome se chiama,
Voglia condur su il mar de la Soria,
Perchè il suo vecchio patre altro non brama,
Che più filiol nè figlia non avia.
Re de la Liza è quel gran barbasoro,3
Ricco de stato e de arme e de tesoro.
Brandimarte accettò la prima offerta
De aver l’arme e il destrier con fatasone,
Poi Doristella, sì come ella merta,
Condurre al patre con salvazïone.
La porta del palagio ora era aperta,
Batoldo avanti a quello era, il ronzone:
Quando del drago il gigante il percosse,
Cadde alla terra, e più mai non se mosse.
- ↑ T., Ml. e Mr. fabricata.
- ↑ T., Ml. e Mr. stava.
- ↑ T., Ml. e Mr. leze.