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orlando innamorato |
[St. 7-10] |
Poi che ebbe Brandimarte questo letto,
La sepoltura a forza disserrava,
Et uscinne una serpe insino al petto,
La qual forte stridendo zuffelava;1
Ne gli occhi accesa e d’orribil aspetto,2
Aprendo il muso gran denti mostrava.
Il cavalliero, a tal cosa mirando,
Se trasse adietro e pose mano al brando.
Ma quella dama cridava: Non fare!
Non facesti, per Dio, baron giocondo!
Chè tutti ci farai pericolare,
E caderemo a un tratto in quel profondo.
Or quella serpe ti convien baciare,
O far pensier de non essere al mondo:
Accostar la tua bocca a quella un poco,
O morir ti conviene in questo loco.
Come? Non vedi che e’ denti digrigna?
Disse il barone; e tu vôi che io la basi?
Et ha una guardatura sì maligna,
Che de la vista io mi spavento quasi.
Anzi, disse la dama, ella t’insigna
Come dèi fare; e molti altri rimasi
Son per viltate in quella sepoltura:
Or via te accosta e non aver paura.
Il cavallier se accosta, e pur di passo,
Chè molto non gli andava volentiera;3
Chinandosi alla serpe tutto basso,
Gli parve tanto terribile e fiera,
Che venne in viso morto come un sasso,4
E disse: Se fortuna vol ch’io pèra,
Tanto fia un’altra fiata come adesso,5
Ma dar cagion non voglio per me stesso.
- ↑ Mr. stripendo (strependo?).
- ↑ T. omm. e.
- ↑ T. molto ben gli; P. non lì.
- ↑ Ml., Mr. e P. omm. e.
- ↑ P. fiata quanto.