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434 | orlando innamorato | [St. 7-10] |
7 Poi che ebbe Brandimarte questo letto,
La sepoltura a forza disserrava,
Ed uscinne una serpe insino al petto,
La qual forte stridendo zuffelava;
Ne gli occhi accesa e d’orribil aspetto,
Aprendo il muso gran denti mostrava.
Il cavalliero, a tal cosa mirando,
Se trasse adietro e pose mano al brando.
8 Ma quella dama cridava: - Non fare!
Non facesti, per Dio, baron giocondo!
Chè tutti ci farai pericolare,
E caderemo a un tratto in quel profondo.
Or quella serpe ti convien baciare,
O far pensier de non essere al mondo:
Accostar la tua bocca a quella un poco,
O morir ti conviene in questo loco. -
9 - Come? Non vedi che e denti digrigna? -
Disse il barone - e tu vôi che io la basi?
Ed ha una guardatura sì maligna,
Che de la vista io mi spavento quasi. -
- Anci - disse la dama - ella t’insigna
Come dèi fare; e molti altri rimasi
Son per viltate in quella sepoltura:
Or via te accosta e non aver paura. -
10 Il cavallier se accosta, e pur di passo,
Chè molto non gli andava volentiera;
Chinandosi alla serpe tutto basso,
Gli parve tanto terribile e fiera,
Che venne in viso morto come un sasso,
E disse: - Se fortuna vôl ch’io pèra,
Tanto fia un’altra fiata come adesso,
Ma dar cagion non voglio per me stesso.
4. Mr. stripendo (strependo?). — 5. T. omm. e. — 26. T. molto ben gli;
P. non Vi. — 29. MI., Mr. e P. omm. e. — 31. P. fiata quanto.