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CANTO VENTESIMOSESTO
Il vago amor che a sue dame soprane
Portarno al tempo antico e cavallieri,1
E le battaglie e le venture istrane,
E l’armeggiar per giostre e per tornieri,
Fa che il suo nome al mondo anco rimane,
E ciascadun lo ascolti volentieri;
E chi più l’uno, e chi più l’altro onora,2
Come vivi tra noi fossero ancora.
E qual fia quel che, odendo de Tristano
E de sua dama ciò che se ne dice,
Che non mova ad amarli il cor umano,
Reputando il suo fin dolce e felice?
Che, viso a viso essendo e mano a mano
E il cor col cor più stretto alla radice,3
Ne le braccia l’un l’altro a tal conforto
Ciascun di lor rimase a un ponto morto.