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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Veggendo tal ruina Narbinale,
Conte de Algira, quel saracin fiero,
Ben che abbia altro mestier, chè fu corsale,
(Era ancor destro e forte in su il destriero):
Costui veggendo il gran dalmaggio e il male
Che fe’ la dama per ogni sentiero,1
Con una lancia noderuta e grossa
A lei se afronta e dàgli alta percossa.
Ma lei de arcion non se crolla nïente,
E mena sopra a l’elmo a quel pagano,
E calla il brando giù tra dente e dente;
Quel cadde morto del destriero al piano.
Quando ciò vidde la pagana gente,
Ben vi so dir che a folta se ne vano2
Chi qua, chi là, fuggendo a più non posso;
Ma sempre e’ Cristïan lor sono adosso.3
Tenne la dama diverso camino,
Lasciando a man sinestra gli altri andare,
E gionse dove Orlando il paladino
Stava for dello arcion per trabuccare.
Vero è che Rodamonte il saracino
Non lo toccava e stavalo a mirare;
La dama ben cognobbe il pagan crudo
Al suo cimiero e alle insegne del scudo.
Onde se mosse, e verso lui se afronta.
Or se rinova qui l’aspra battaglia4
E’ crudel colpi de taglio e di ponta,
Spezzando al guarnimento piastra e maglia;5
Ma nel presente qua non se raconta,
Perchè Turpin ritorna alla travaglia
Di Brandimarte e sua forte aventura,
Sin che il conduca in Francia alla sicura.
- ↑ T., Ml. e P. fa.
- ↑ Ml. e Mr. omm. a; P. in.
- ↑ Mr. omm. e.
- ↑ Ml. qui sarinova; Mr. e P. qui si rin.
- ↑ P. il guarn.