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[St. 35-38] libro ii. canto xxiv 409

35 Ecco davanti vidde una gran folta,
     Ma che sia in mezzo non pô discernire.
     Questa è gente pagana, che era involta
     De incerco a Carlo per farlo morire;
     E dietro tanta vi ne era aricolta,
     Che ad alcun modo non ne potea gire;
     Ben che lui mostri arditamente il viso
     E si diffenda, pur l’avriano occiso.

36 Ranaldo adosso a lor sprona Baiardo,
     Avenga che non sappia di quello atto,
     Ma, come dentro al cerchio fie’ riguardo,
     Subitamente se accorse del fatto.
     Qui vi so dir che se mostra gagliardo,
     Onde il re Carlo il cognobbe di tratto,
     - Aiutami, - dicendo, - filiol mio,
     Chè al mio soccorso te ha mandato Iddio! -

37 Parlava Carlo, e tuttavia col scuto
     Stava coperto e la spada menava,
     E veramente gli bisogna aiuto,
     Tanta la gente adosso gli abondava.
     Di Corduba era il conte qua venuto
     (Partano il saracin se nominava),
     Qual mai non lascia che Carlo se mova;
     Per dargli morte pone ogni gran prova.

38 Ma gionto da Ranaldo all’improviso
     Non se diffese, tanto impaurì;
     A benchè in ogni modo io faccia avviso
     Che il fatto serìa pur gito così.
     Ranaldo dà ne l’elmo, e fesse il viso,
     E ’l mento e il collo, e il petto gli partì.
     Lascialo andare, e mena a più non posso
     A un altro, che al re Carlo è pure adosso.

5. T. ricolta; MI. raccolta. — 24. V. pone una gran. — 82. MI. E un;

T., Mr. e P. omm. A.