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orlando innamorato |
[St. 31-34] |
Marcolfo il grande, [che] fu un pagano
Che servia in corte il re Marsilïone,
Il qual, seguendo e’ nostri in su quel piano,
Scontrossi a caso nel figlio de Amone,
Che de Fusberta lo gionse a due mano,
E tutto lo partì sino al gallone;
E poco apresso truova Folvirante
Re di Navarra, di cui dissi avante.
Ranaldo de una ponta l’ha percosso,
Dietro alle spalle ben tre palmi il passa,
E de urto gli cacciò Baiardo adosso
Percotendolo a terra, e quivi il lassa;
E Balivorne, quel saracin grosso,
Che avea rivolto al capo una gran fassa,
De cotal colpo tocca con Fusberta,
Che gli ha la faccia insino al collo aperta.
Ranaldo non gli stima tutti uno asso,
Pur che se spacci a trovar Carlo Mano.
Ecco uno abbate ch’è davanti al passo,
Limosinier di Carlo e capellano:
Grassa era la sua mula, e lui più grasso,1
Nè sa che farsi, abenchè sia nel piano:
Questo avea tanta tema de morire,
Che stava fermo e non sapea fuggire.
Ranaldo l’urta a mezo del camino,
Lui cadde sotto, sopra è la sua mulla;2
Quel che ne fosse, non scrive Turpino,
Et io più oltra ve ne so dir nulla.
Sopra a lui salta il franco paladino,
E ben col brando intorno se trastulla,
Facendo braccie e teste al cel volare:
Ben vi scio dir che largo se fa fare.
- ↑ P. et ei.
- ↑ Ml. e Mr. sotto sopra; P. sotto: sopra è.