[St. 59-62] |
libro ii. canto xxiii |
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Poi dà tra gli altri e trasse Durindana,
Perchè allo incontro avea rotta la lanza.
Come apre il mare intrando una fiumana,
Così quel paladin, che è il fior di Franza,
Nel mezo a quella gente, ch’è pagana,
Dimostra molto ardire e gran possanza,
Tagliando e dissipando ad ogni mano;
L’arme spezzate insino al cel ne vano.
Ecco nel campo ha visto un gran pedone:1
Questo era Maricoldo di Galizia,
Che fa de’ nostri tal destruzïone
Che a riguardare egli era una tristizia.
Il conte lo mirava di storzone,
Chè de sì fatti avea morti a dovizia,
Fra sè dicendo: Sì grandon ti veggio,2
Ch’io te voglio ascurtar un piede e meggio.
E parlando così come io ve conto,3
Con lui se azuffa e fu corto quel gioco,
Chè dove avea segnato, lo ebbe agionto;4
Nïente vi lasciò del collo, o poco,
Et ascurtollo un piede e mezo aponto.
Poi dà tra gli altri; come fusse un foco
Posto di zugno in un campo de biada,
Così destrugge e taglia con la spada.
Re Stordilano abatte e Baricondo,
E’ soi destrier e lor getta in un fasso.
Colpito ha in fronte il primo, e quel secondo
Avea ferito nel gallone al basso;
La gente saracina va in profondo.
Ecco scontrato al campo ha Maradasso,5
Maradasso da Argina, lo Andaluccio,
Che ha per insegna e per cimero un struccio.
- ↑ P. veda.
- ↑ Ml. e Mr. grande ne; P. grande io.
- ↑ T. e Ml. parlando.
- ↑ Ml. e Mr. dove avea.
- ↑ T., Ml. e P. campo ha.