[St. 11-14] |
libro ii. canto xxiii |
383 |
Aveano usanza tutti i re pagani,
La quale in questo tempo anco è rimasa,
Che, campeggiando, o vicini o lontani,
Ma’ le lor dame lasciavano a casa;1
Nè scio se lor pensier sian fermi o vani,
Chè pur sta mal la paglia con la brasa;
Ma, da altra parte ancora, per amore
Lo animo cresce e più se fa de core.
Per questo erano in campo le regine
Quasi di tutta Spagna, e pur le belle;
Ma sopra a tutte l’altre peregrine
Era stimata il fior de le donzelle
La Doralice; come tra le spine
Splende la rosa e tra foglie novelle,
Così lei di persona e di bel viso
Sembra tra l’altre dea del paradiso.2
Re Rodamonte, che tanto l’amava,
Ogni giorno per lei facea gran prove;
Or combatte a ristretto et or giostrava,3
Sempre con paramenti e foggie nove,
E Feraguto a ciò l’accompagnava;
Onde per questo par che non se trove
Altro baron che a lui tenga la fronte;
Tanto era forte e dextro Rodamonte!
Il re Marsilio per più fargli onore
Facea gran feste e trïomfal conviti;
E sempre Rodamonte ha più favore
Tra quelle dame dai visi fioriti.
Or così stando un giorno, alto rumore
E trombe con gran cridi fôrno oditi,
E la novella vien de mano in mano
Come assalito è il campo giù nel piano.4
- ↑ P. Mai.
- ↑ T. dee; Ml. Dia.
- ↑ T. a ritretto; Ml. arureto.
- ↑ T. omm. giù.